Pastore dell'Asia Centrale e del Caucaso
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Il mio cane non lo riconosco più... non ascolta...non ritorna...rovina...

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Messaggio  karanuker Mer Ott 02, 2013 12:01 pm

Iniziamo con articolo di Valeria Rossi riferito al cane "adolescente"
Il cane adolescente: aiuto, non lo riconosco più!
Valeria Rossi | 2 ottobre 2013 | 2 Commenti | Stampa articolo
di VALERIA ROSSI – A cinque-sei mesi (con l’aria da “oh come sono stato bravo, oh quanto me la tiro”): “Il mio cane è un amore. E’ educato, è ben socializzato, in casa è buonissimo, fuori gioca con tutti. Non ha mai morso nessuno, ma che dico? Non ha neppure mai litigato con un altro cane! E poi con le persone è buonissimo, ama anche i bambini… non potrei desiderare di meglio, è proprio il cane ideale”.

Un paio di mesi dopo (con gli occhi fuori dalla testa e i capelli dritti): “Arghhhh!!! Il mio cane è diventato pazzo! Non posso più portarlo al parco perché si avventa come un satanasso contro gli altri maschi: una volta ha litigato addirittura con una femmina! In casa non posso più lasciarlo solo per cinque minuti, che si mette a distruggere tutto…e ieri mi ha pisciato sul letto! Come se non bastasse, un paio di giorni fa un bambino gli ha tirato la pallina, poi si è avvicinato per riprenderla e lui gli ha ringhiato! E’ diventato un mostro, non so più cosa fare con lui… sarà forse malato?!?”

CeRRRRRto che sì: è gravemente malato, di una malattia che si chiama “adolescenza”.
Colpisce cani e umani nella stessa misura (negli umani è pure suddivisa in patologie diverse come la quindicennite, la sedicennite, la diciottennite… che specialmente nei maschi possono essere acute o croniche. Ci sono maschi a cui non passano più per tutta la vita) e richiede la stessa cura. Il farmaco elettivo si chiama Santapazienzol, ma può essere accompagnato da qualche altro farmaco sintomatico, che garantisca la sopravvivenza non dell’adolescente (quello sopravvive benissimo da solo), ma degli adulti umani (genitori o proprietari di cani che siano).

Cosa succede

In un periodo che varia dai cinque agli otto mesi circa (ci sono differenze sostanziali a seconda della razza: in generale i cani piccoli maturano più velocemente, quindi l’adolescenza si manifesta prima. I grandi molossi sono i più lenti, a volte non danno segni di adolescenzite acuta fino all’anno e anche all’anno e mezzo), nel cane – esattamente come nell’uomo – si verifica una vera e propria rivoluzione ormonale, che coincide con l’inizio dell’attività sessuale.
Inoltre il cane entra – etologicamente parlando – nella fase di “ordinamento del branco”, ovvero quella in cui vuole capire qual è il suo ruolo gerarchico e quali sono i suoi compiti (insomma, cosa vuole fare da grande).
Esattamente come per gli adolescenti umani questi due interessi (sesso e ruolo sociale) si sovrappongono, si mescolano, vanno in conflitto: ma esattamente come per gli adolescenti maschi umani, il primo prevarica immancabilmente il secondo. I cani, specie in presenza di una o più femmine, vanno letteralmente in tilt e si mettono a ragionare con una parte del corpo che non si trova esattamente all’interno del cranio.
Sono degli arrapati cronici, incapaci però di comportarsi in modo equilibrato.
In altre parole, esattamente come i teen-ager umani, sono dei totali imbecilli, incapaci di gestire razionalmente le proprie emozioni e portati ad esasperare tutto, dal corteggiamento delle fanciulle alle sfide con gli altri maschi.
Può capitare che l’adolescenza non dia risultati così disastrosi?
Sì, può capitare: ma sono casi rarissimi (quanti sedicenni umani conoscete che non diano palesi segni di squilibrio mentale? Ecco, la percentuale nei cani è molto simile).

Nel cane, purtroppo, i sintomi dell’adolescenzite acuta sono ancor più vistosi che nell’umano.

I più eclatanti sono:
- aumento dell’aggressività (o improvvisa comparsa dell’aggressività in un soggetto che era sempre stato “buonissimo con tutti”);

- momenti di iperattività (solitamente più intensi verso sera) alternati a momenti di apparente scazzo esistenziale;

- comparsa di sintomi simili a quelli dell’ ansia da separazione;

- cali di attenzione, distrazione, poca collaboratività nell’addestramento, disobbedienze palesi, sfida dell’autorità (sia umana che canina, per cani che vivono in gruppo);

- comportamenti di fuga;

- comportamenti di monta (verso cani e umani, con grande imbarazzo del proprietario del cane);

- possibile “dimenticanza” di tutto ciò che sembrava aver assimilato perfettamente, compresa la pulizia casalinga: quindi marcature ossessive anche in casa e in particolare sul letto degli umani.

Quasi tutti questi comportamenti sono un po’ più calcati nei maschi: la fuga riguarda quasi esclusivamente i maschi, mentre l’urinazione sui letti è un po’ più diffusa nelle femmine (specie in quelle di piccola taglia).
Ce n’è abbastanza per pensare che il cane sia impazzito o abbia qualche serio problema fisico: invece no, è un normalissimo e sanissimo adolescente.
Quelli che rischiano di impazzire siamo noi.

Che fare

Se la cosa non fosse così sconvolgente per gli umani, mi verrebbe da dire “aspettiamo che passi”. Sarebbe anche la risposta più logica, perché – a differenza che nei maschi umani – l’adolescenzite acuta, nel cane, non si cronicizza mai. Prima o poi PASSA, sempre e comuque.
Purtroppo, prima che passi, si rischia di finire al manicomio: quindi qualche suggerimento si impone.
Allora, innanzitutto procuriamoci un flacone formato gigante di Santapazienzol… e poi:

a) cerchiamo di non incaponirci nel volerlo “far tornare com’era”: perché è impossibile.
ERA un cucciolo, SARA’ un adulto, adesso è un cretino. E va trattato con una parte di condiscendenza (quella che normalmente si riserva ai minus habens), unita però ad una certa intransigenza: in pratica, le regole di casa devono essere rispettate esattamente come prima – anche a costo di litigare – ma non possiamo pretendere, per esempio, di continuare a portarlo al parchetto e di “buttarlo nel mucchio” sperando che si rimetta a giocare con tutti gli altri cani, maschi o femmine che siano.
Lo so che quel periodo è stato bello, ma è anche finito (e mettetevi l’anima in pace: difficilmente tornerà).
Questo non significa, ovviamente, che un adolescente debba essere messo in isolamento: non scherziamo.
Il cane è sempre un animale sociale, in ogni periodo della sua vita, e in ogni periodo della sua vita impara, dai suoi simili, regole nuove.
Il segreto sta nel selezionare gli amici con cui potrà continuare ad avere rapporti: altri adolescenti come lui, di pari taglia e peso (con i quali potrà anche azzuffarsi – anzi, è probabile che succeda- ma senza spargimenti di sangue perché nessuno dei due si sente ancora in grando di affrontare una vera lotta. Le risse adolescenziali sono quasi sempre molto ritualizzate); femmine adulte e smaliziate che sappiano metterlo al suo posto quando prova a fare il cafone (ovvero, cerca di montarle anche se non sono in calore); cani più giovani di lui, ancora cuccioli e non ancora in preda a tempeste ormonali, con i quali giocherà senza porsi problemi gerarchici. Da evitare il confronto con altri maschi adulti, che verrebbero quasi sicuramente sfidati e gli darebbero una sonora passata. Gli farebbe anche bene alla salute, a dire il vero… ma è un po’ troppo rischioso, perché i cani rischierebbero di ferirsi seriamente.

b) intensifichiamo e perfezioniamo l’addestramento.
Sì, lo so che è un momentaccio, che lui sembra avere disimparato tutto ciò che gli abbiamo pazientemente insegnato nel corso di lunghi mesi e che a volte sembra proprio volerci prendere per il naso. ma se molliamo, gli daremo l’impressione di aver accettato la sua scalata a un grado gerarchico superiore.
In questo periodo il cane andrà gratificato molto più del solito quando obbedisce (proprio come gli adolescenti umani, ha bisogno di veder rafforzata la sua autostima, che in questo periodo traballa anzichenò): quando invece fa il deficiente, finge di non sentire (o di non capire ordini che conosce benissimo), prova a sfidarci (proprio ieri, con una bovara del Bernese adolescente, ho passato dieci minuti di orologio a farmi abbaiare in faccia. E questo è già il minore dei mali, perché qualche cane morde anche)… embe’, in tutti questi casi, oltre a una decina buona di pastiglioni di Santapazienzol, facciamoci anche un’endovena di Coerenzil.
Coerenza e fermezza, infatti, sono le uniche vere armi che abbiamo quando il cane mette a dura prova i nostri nervi.
Ignoriamo tutte le sue manifestazioni di sfida, continuiamo a lavorare come se nulla fosse, ripetiamo anche cento volte il comando, se serve (di solito non si fa, ma con gli adolescenti è lecito), fino ad ottenere una risposta corretta che verrà stra-premiata e stra-festeggiata.
Unica eccezione: se il cane morde, è assolutamente lecito rispondere con un solenne sberlone. Ma attenzione, SOLO per legittima difesa, se è stato lui a cominciare. Gli adolescenti non si picchiano mai (neppure gli adulti, eh… ma gli adulti è più difficile che ci mandino fuori dalla grazia di Dio come i cuccioloni), perché, come dicevo sopra, la loro autostima è ai minimi storici e rischieremmo di distruggerla del tutto, oltre a perdere la stima e la fiducia che il cane ripone in noi.
Perché autostima e sicurezza in se stessi sono così bassi? Perché il cane, uscito dalla fase del cucciolo in cui aveva acquisito tutte le certezze necessarie (ed aveva anche un ego spropositato, esattamente come i bambini umani), ora si ritrova praticamente a dover ricominciare tutto da zero. Non sa più chi è, non sa ancora qual è il suo ruolo nel branco, non sa quali sono i suoi compiti. In un branco di soli canidi verrebbe tutto spontaneo e naturale, ma lui non vive in mezzo ai cani: vive in un contesto che per lui è del tutto alieno. E se da cucciolo si limitava a seguire più o meno pedissequamente le direttive di coloro che, senza ombra di dubbio, riteneva “suoi superiori”, adesso sente di dover “prendere un posto”: solo che non sa quale.
E’ un momento delicatissimo, nel quale le risposte umane diventano fondamentali: se sbagliare con un cucciolo poteva anche non fare grossi danni, sbagliare con l’adolescente comporta problemi serissimi, perché può convincerlo, per esempio:
a) che siamo tutti felici che il “capobranco” di casa diventi lui —> umani troppo accondiscendenti, bambinizzatori, viziatori coatti, deboli e soprattutto incoerenti (come in: “Scendi dal letto! Scendi dal letto! Scendi dal letto!… oh, va bene, allora restaci, se proprio ci tieni tanto”);
b) che lui deve essere l’ultima ruota del carro e stare lì muto, fermo e sottomesso –> umani del tipo “macho man”, che pensano che “autorevolezza” sia sinonimo di “autorità” e che i conflitti si risolvano sempre e solo con la forza;

c) che lui è un essere inutile, una sorta di soprammobile che serve solo per bellezza —> umani che non chiedono e non danno, che si limitano a dargli cibo e coccole senza mai farlo sentire davvero parte del branco. Umani che lo tengono come un nano da giardino, impedendogli di entrare in casa. Umani che pensano “uhhh, che brutta cosa addestrare il cane! Il cane dev’essere libero!”, o che per motivi diversi (e comunque tutti sbagliati) non hanno tempo/modo/voglia di lavorare insieme al proprio amico.

Nel caso a), ovviamente, l’adolescente si trasformerà in un adulto dispotico, rissoso, prepotente e probabilmente aggressivo.
Il motivo è molto semplice: i cani realmente in grado di impersonare davvero con successo il ruolo di “cani alpha” (che NON è un ruolo per dispotici/prepotenti eccetera) sono rarissimi perfino nei branchi di soli cani. Figuriamoci quando si tratta di mettersi a capo di un branco misto che comprende anche quegli alieni degli umani. Solo un pazzo furioso vorrebbe mettersi a comandare su esseri diversi da lui, il cui linguaggio gli è sconosciuto e che si muovono in un habitat di cui lui capisce pochissimo.
Spesso si legge che il cane “ambisce al ruolo di capobranco”: ma neanche per idea! Il cane si sente, semmai, costretto ad assumere quel ruolo (perché un branco senza capo è un branco morto) quando si rende conto che nessun altro, in famiglia, è capace di ricoprirlo decentemente.
E il momento dell’adolescenza è proprio quello in cui il cane si pone per la prima volta il problema: “Ho un capo decente? Questo branco ha la possibilità di sopravvivere grazie alla sua guida sicura, coerente, affidabile e intelligente?”
La risposta, cari umani, dipende solo da voi.

Nel caso b) potremo avere il classico cane “schiacciato” (impaurito, insicuro eccetera) oppure un cane che “non ci sta” e che reagisce alle vessazioni: ovvero un cane aggressivo anche verso i membri della famiglia.

Il caso c), attenzione, è forse ancor più pericoloso dei primi due: perché il cane NON si sente parte del suo branco e questo, sulla sua psiche, ha un effetto devastante. Può succedere davvero di tutto, dalla timidezza all’aggressività, dalle fughe (sacrosante: va a cercarsi un branco in cui poter aver un suo ruolo) alla vera e propria depressione.

c) giochiamo molto con il nostro cane. Ricordiamo e teniamo SEMPRE presente che un cane adolescente è ancora un “ragazzino” e che di giocare non ha soltanto voglia, ma anche bisogno.
Il gioco è una palestra di vita anche per noi umani, oltre che una “valvola di scarico” per emozioni e problemi: ma nel cane questo vale dieci volte tanto.

Per il resto… c’è solo da aspettare.
L’adolescenza, grazie al cielo, non dura in eterno.
Consoliamoci pensando che, se abbiamo un cane e dei figli, nel cane si tratterà di sopportare al massimo per cinque-sei mesi, dopodiché le cose si assesteranno: con i figli ci vorranno cinque-sei anni (se bastano).
Consideriamo quindi l’adolescenza del cane come un banco di prova, rassegnandoci a qualche sicuro momento in cui penseremo, nell’ordine: a) chi me l’ha fatto fare; b) io lo porto al canile; c) io lo ammazzo.
Anche questi momenti passano… e per esperienza posso dirvi una cosa: tra qualche anno, quando il vostro cane sarà anziano e stanco e non vi darà più il minimo problema al mondo, questi momenti di “mattana” li ricorderete con affetto. Addirittura li rimpiangerete (forse perché non ve li ricordate più proprio bene-bene).
Non c’è niente di strano: è un’altra curiosa malattia che si chiama vita. E dobbiamo passarci tutti.
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