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articolo di Valeria Rossi “Io coccolo qualsiasi cane. A gratis”. E chi te lo impedisce?

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Messaggio  karanuker Gio Lug 30, 2015 9:58 am


“Io coccolo qualsiasi cane. A gratis”. E chi te lo impedisce?

Valeria Rossi 30 luglio 2015

di VALERIA ROSSI – A me piacerebbe che fosse chiara una cosa: a differenza di chi fa guerre di religione (e alcuni ormai sembra che lo facciano di professione), io non trovo quasi mai da ridire su come il resto del mondo gestisce i propri cani.
Trovo da ridire (anzi, diciamo pure che mi incazzo) solo quando: a) i cani vengono maltrattati; b) i cani rischiano la propria incolumità fisica o psichica.
Per il resto sono tendenzialmente per il “vivi e lascia vivere”, nel senso che non vado attaccando lancia in resta chi usa metodi, strumenti o tecniche diverse dalle mie, o chi la pensa in modo diverso dal mio.
Quello che faccio, di fronte a queste “strade diverse”, è esprimere opinioni: sempre motivandole, però.
E le mie motivazioni sono basate in parte sulla scienza (ma solo in parte, perché ho già ripetuto molte volte che non mi fido troppo ciecamente della scienza) e in parte sull’esperienza diretta. Sto in mezzo ai cani da quarant’anni, li ho allevati, educati ed addestrati per quarant’anni e mi illudo di aver imparato qualcosa su di loro.
Se poi qualcuno di queste mie motivazioni se ne infischia… amen! E’ liberissimo di fare, col proprio cane, quello che gli pare e piace (escluso maltrattarlo, perché questo è un reato e nessuno è libero di compiere reati).

rotweiler, chihuahua et jeune femme sur la plagePremesso tutto questo, sono rimasta abbastanza sorpresa leggendo la risposta di Alexa Capra al mio articolo “Coccole sì, coccole no”, che in realtà è del 2013 ma che è stato riproposto su FB in questi giorni. Non troppo sorpresa, a dire il vero: Angelo Vaira, poco tempo fa, ha scritto che chi utilizza il collare a strangolo, pur di dargli addosso, avrebbe ammazzato la propria madre. Senza arrivare a tali punte di sublime finezza io potrei dire che la Capra, pur di darmi addosso, è disposta ad arrampicarsi anche sul più scivoloso degli specchi.
Comunque: lei debutta sostenendo che d’estate si parli del nulla e si discuta sul nulla: quindi anche lei risponde “giusto perché fa caldo e non aveva di meglio da fare” (lavorare con i cani no, eh?).
Il “nulla” di cui avrei discusso sarebbe “l’opportunità di fare coccole al cane in toelettatura” (che in realtà è stato il tema di un altro articolo, “Professione coccolatore“).
Dopodiché parte ad attaccare le tesi che ho sostenuto in “Coccole sì, coccole no”, un pezzo diverso nel quale la toelettatura non c’entrava una beata cippa. Ma glissiamo su questo.
E magari glissiamo anche sul fatto che io, in entrambi gli articoli, parlassi di “coccole coatte”, esagerate e fuori luogo, e non di “coccole” in generale.
Veniamo invece alle motivazioni, che possono essere di un certo interesse a differenza della frase (scritta in maiuscolo e in corpo più grande ed evidente): “Io faccio coccole ai miei cani. Faccio coccole a qualunque cane me le chieda. A gratis”.
Di questo, sinceramente, non può frega’ de meno nè a me né, suppongo, al resto del mondo.
Sei liberissima di coccolare chiunque ti aggradi, anche un alligatore (poi bisogna vede’ se l’alligatore è d’accordo, ma se vuoi coccolarlo sono affari tuoi).
Solo che l’alligat… pardon, il cane, a mio avviso, non sempre apprezza.
Anzi, se è un cane che hai appena conosciuto è assai probabile che non apprezzi affatto e che ti ritenga, nella migliore delle ipotesi, un maleducato che invade la sua privacy e il suo spazio intimo (nell’ipotesi peggiore si sentirà minacciato).
Se invece si tratta del “tuo” cane, ricevere onori e gratificazioni “aggratis” lo convincerà di meritarli e quindi lo spingerà a “salire di grado” nella scala gerarchica del vostro branco-famiglia.
Queste le tesi che sostenevo nell’articolo, e che la Capra tenta di smontare sostenendo che:

etogramma1 – è vero che le coccole non fanno parte dell’etogramma del cane, ma siccome l’etogramma del cane “l’ha scritto lei”, è lei la sola ed unica a poterlo interpretare.
Ora, che l’abbia scritto mi sta bene: ma che abbia inventato lei il normale repertorio comportamentale di una specie… forse è un filino azzardato.
D’accordo che la Capra in passato ha già sostenuto di aver inventato il coping (termine coniato nel 1984, quando lei aveva sei anni) e di aver capito per prima (e si presume unica) il significato della piloerezione: però, suvvia… almeno l’etogramma l’avrà “inventato” Madre Natura, oppure no?
A parte questo, anche lei è costretta ad ammettere che le coccole non ne facciano parte (ovvero, la stessa cosa che ho scritto io).
Però, attenzione: non ne fanno parte neppure lanciare una pallina, mettere il cibo in una ciotola, parlare e pettinare il cane. Quindi il mio ragionamento non fila.
Rispondo: ma che stai a di’?
Il gioco è parte integrante dell’etogramma, così come l’essere nutriti (da parte della madre, perlomeno), comunicare con vocalizzi ed essere puliti (sempre dalla mamma).
Ovviamente noi “umanizziamo” tutti questi comportamenti e non puliamo il cane con la lingua, né gli rigurgitiamo il cibo… ma il cane è assolutamente in grado di capire la corrispondenza tra questi atti e quelli che fanno parte della sua natura. Abbracci, baci e sollevamenti, invece, non sono il corrispettivo di nulla: nella natura del cane non esiste niente che possa essere identificato come tale. Abbracci, baci e carezze sono una cosa da primati e NON da canidi.

Young man look like dog2 – i cani sanno benissimo che noi non siamo cani e capiscono che baci e abbracci fanno parte del nostro etogramma.
Vero… ma solo dopo un po’.
I cuccioli non lo capiscono affatto, i cani deprivati nemmeno (per questo insisto sempre nel dire che non vanno accarezzati e coccolati nel tentativo di “farseli amici”: non funziona, proprio perché loro non capiscono e si sentono aggrediti).
Solo la convivenza insegna loro che noi ci esprimiamo così… ma a questo punto, quasi sempre, i cani imparano a “tollerare” alcuni tipi di coccole (abbracci e baci, per esempio: o l’essere presi in braccio) e non certo ad “apprezzarle”.
Basta guardare le facce dei cani abbracciati, baciati, sollevati: non ci vuole una scienza per capire che non sono affatto felici di queste attenzioni. Chi non sa leggere le espressioni di un cane, a mio avviso, non dovrebbe occuparsi di cani… e direi che non c’è altro da aggiungere.

coccole2_bis3 – Le carezze, invece, imparano veramente ad apprezzarle (col tempo), anche perché in realtà queste possono somigliare alle leccate materne… se fatte nel modo giusto.
Infatti spesso vengono a chiedercele: ma qui subentra l’altro discorso, ovvero il fatto che per avere un rapporto corretto – che NON è quello di sudditanza verso il cane – basti chiedere al cane di fare una piccola cosa (tipo un “seduto”, che non mi pare abbia mai ammazzato nessuno) prima di accontentare la richiesta.
Invece NO!
Secondo Alexa Capra questo significa “pensare che il cane debba fare qualcosa che gratifica il nostro ego, per meritare la nostra attenzione e delle coccole“. Significa essere “dei deboli che hanno costantemente bisogno di dimostrare la propria forza, di fare dichiarazioni di forza“.
Ellamadonna! Chiedere un “seduto” o un “dai la zampa” è una dimostrazione di forza?
Se è così, allora io sono una debole frustrata che deve continuamente ribadire al cane che “quiccomando io e questaècasamia”.
Solo che, a mio avviso, chiedere qualcosina prima di coccolare il cane significa solo seguire le regole sociali di un branco: laddove l’approvazione non casca dal cielo, ma va meritata.
Significa seguire, se non proprio l’etogramma, la più semplice etologia (e speriamo che non abbia inventato lei pure questa).
Il bello è che, arrivata a questo punto del discorso, la Capra sostiene che “un cane può apprezzare il contatto fisico, può tollerarlo, o può essere a disagio al punto da cercare di allontanarsi o reagire” Ops! Ma allora mi dà di nuovo ragione? No, perché ovviamente questo non puoi saperlo a priori, con un cane appena visto e conosciuto: quindi, se ti fiondi a sbaciucchiarlo e strapazzarlo per far colpo sul proprietario, al cane stai facendo un torto!

coccole14 – secondo Alexa Capra i cani possono chiedere coccole per avere approvazione sociale (sì, Alexa, si tratta proprio di “sentirsi amati e apprezzati“: e mi stupisce molto che tu “non abbia chiaro il concetto”, come dici), per piacere personale (certo che sì), per marcarci con la spalla e la zona perianale (ovvero, per ribadire che “noi siamo loro proprietà”: il che, nelle logiche di un branco, si chiama “dominanza”… proprio quella che suggerisco di evitare che il cane eserciti su di noi. Ma la Capra si lasciava anche montare la gamba dalla sua cagna, quindi se a lei sta bene così, non vedo perché dovrei metterci becco).
Infine, udite udite… lo fanno “per ringraziare”: e se questa non è antropomorfizzazione allo stato puro, non saprei come altro definirla. No, perché i cani, stando alle attuali conoscenze scientifiche, non posseggono una “teoria della mente”: ovvero, non sono in grado di attribuire emozioni e stati mentali a se stessi e agli altri, al fine di prevedere intenzioni e comportamenti.
Questo significa che non sono fisiologicamente in grado di “ringraziare” proprio nessuno.

Per concludere: c’è sicuramente una cosa su cui la Capra ed io siamo d’accordo, e cioè la frase “Posso fare le coccole al cane? DIPENDE”.

dipendeIl “dipende”, che secondo la Capra sarebbe per me “una pessima risposta” perché io vorrei “soluzioni pronta cassa per ogni problema“, sul mio campo viene ripetuto talmente spesso che alcuni allievi dell’ultimo corso ENCI si sono fatti (per prenderci in giro) una maglietta con scritta proprio la parolina magica (seguita da “i cani non sono galline”, che è il tormentone di Luca Carli e che qui non c’entra).
Ma CERTO che “dipende”!
Dal cane, dal suo atteggiamento, dal nostro rapporto e da millemila altri fattori: però, di sicuro, NON si corca di coccole un cane mai visto prima come fanno i coccolatori coatti (perché lui non può gradire).
Quanto al nostro cane, a mio avviso NON lo si coccola “aggratis” per non passargli il messaggio “io ti appartengo e puoi fare di me quello che vuoi, compreso comandarmi a bacchetta”.
Il che NON significa che sia io a voler comandare a bacchetta lui, tantomeno con la forza… anche se la Capra (che non mi ha mai visto lavorare in vita sua) è convintissima che io sia una specie di Cesar Millan in gonnella: significa solo che non voglio che sia lui a considerarmi un oggetto di sua proprietà.
Quello che si deve raggiungere è un rapporto, una partnership, una complicità: ma in qualsiasi partnership ci dev’essere qualcuno che prende le decisioni, altrimenti è anarchia. E l’anarchia non esiste in alcun gruppo di animali sociali, dalle api ai lupi e ai cani.
Ecco: a voler prendere le decisioni, visto che viviamo nella mia società, preferisco essere io. Ma se convinco il cane (a suon di coccole gratuite) che invece può essere lui, finiremo per entrare in conflitto.
E qui la Capra ed io la vediamo in modo molto diverso, perché sostiene di essere “più forte dei suoi cani“. Minchia, un’Hulkessa!
Io invece so benissimo di essere molto, ma molto più debole di qualsiasi cane che superi i tre chili: quindi preferisco non arrivarci proprio, al conflitto.
E per evitare di arrivarci preferisco instaurare un rapporto nel quale sia chiaro che le decisioni le prenderò io, e che poi lavoreremo insieme per metterle in pratica.
Questo senza alcun bisogno di coercizioni, violenze e affini: quello che cerco sempre e solo di fare è far divertire il cane a lavorare sotto la mia guida.
E le coccole, in questo tipo di impostazione, sono fondamentali proprio perché sono gratificazioni sociali, sono un ambito premio e non qualcosa che casca dal cielo “perché sì”… almeno con i miei cani, che le capiscono e le apprezzano.
I cani che non conosco, invece, al primo impatto non li coccolo proprio: perché non potrebbero né capire né apprezzare.
Lo so che invece i proprietari apprezzano eccome… ma io lavoro con i cani e per il benessere dei cani, non per farmi bella con gli umani.
Questo è il mio modo di intendere l’amore, la cinofilia in senso letterale.
Poi ognuno è libero di fare quello che gli pare e come gli pare… perché, anche in questo caso, DIPENDE.
Dipende da qual è il tuo target, ovvero da chi preferisci che ti conceda amicizia, stima e rispetto.

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