Gestione generale (educazione)

Buongiorno a tutti,
leggendo qua e là, su siti di allevatori e blog vari che anche voi sicuramente avrete intravisto, trovo spesso indicazioni a proposito della gestione dei PAC che mi incuriosiscono.
Capisco da ciò che leggo anche qui, che fondamentale (mi sembra) sia improntare l'educazione del cane evitando qualsiasi tipo di conflitto, senza limitarne l'innata indipendenza e rispettando i ruoli gerarchici senza forzare però imposizioni inutili (correggetemi se sbglio), utilizzando più la coerenza e fermezza che l'imposizione fine a sè stessa.
In giro trovo però indicazioni che, bene o male, in estrema sintesi, dicono questo:
- lascia che il cane viva come vuole
- se sbaglia, non correggerlo, ma casomai distrailo da ciò che sta facendo
- proteggi il cucciolo
- evita il contatto con estranei

Bene, da totale ignorante, mi chiedo:
- sul primo punto, c'è poco da discutere e non posso essere che d'accordo, entro i limiti del buon senso
- sul secondo, mi chiedo: nella quotidiana "educazione" è quindi da eliminare il concetto legato al comando "no!" ? Non è corretto esprimere disapprovazione per un comportamento chiaramente sgradito? In pratica, se il cane scava i pomodori appena seminati, prendo un pezzo di carne e lo chiamo via da lì, risolvendo la cosa con diplomazia? Del mio "no!" che esprime disappunto, il peloso se ne fotte allegramente a priori?  
- il terzo è un concetto che mi risulta un pò fumoso, quindi mi spiego con esempi pratici banalissimi: sebbene la socializzazione sia necessaria, ritengo ovvio "proteggere" il cucciolo da attenzioni di terzi che lui dimostri sgradite o frappormi fra lui ed un cane particolarmente aggressivo (senza moine, ovviamente), ma cos'altro si intende con "protezione" per come viene percepita dal cucciolo?
- Ecco, il quarto punto: evitare il contatto con gli estranei rientra, entro certi limiti, nel concetto di "protezione"? Un proprietario che lasci tutti i pirla incontrati per strada toccare il cucciolo (che magari lui non gradisce affatto), darebbe al cane l'idea di non venir "protetto"?

Altra domanda: anche nell'ambito delle mura domestiche, entro le quali mi pare abbastanza ovvio evitare qualsiasi contatto con estranei alla famiglia (se non altro per fini squisitamente "utilitaristici" alla guardia), ho sempre pensato che non sia io o i familiari a dover cercare il contatto con il cane, ma semmai debba essere il contrario, per non "forzare" innaturalmente i rapporti, ma a riguardo di chi invece frequenta la casa praticamente quotidianamente (i miei genitori, nel mio caso, che vengono a trovare la nipote), ma non vi risiedono se non per alcune ore, è possibile agevolare la creazione di un rapporto corretto con il cane, in modo vengano accettati come "non estranei"?

Perdoante la stupidità delle domande!

Finche non ti trovi in simbiosi con il cane, tuo no, non vuol dire nulla, nel senso che subito dopo il no, ci dovrebbe essere il comando che fa capire al cane che cosa deve fare (ma hai un comando del genere?), altrimenti ti "bruci" il no, e basta... Primi tempi devi conquistare la fiducia del cane, e non massacrarlo ogni volta che sbaglia qualcosa, è un po come con un neonato, prova a dire "no" ad un bambino di 9 mesi... qui è analogo, fai in  modo che "quello che vuoi tu, il cane faccia convinto che è la cosa che vuole lui"

Genitori se vengono quotidianamente non saranno trattati come estranei, ma non saranno nemmeno trattati come famiglia del cane, diciamo che la differenza di solito non si dimostra (in privato delucidazioni ).

E' sempre il cane a cercare il rapporto, soprattuto con gli estranei, è lui che deve avvicinarli e non viceversa, e lui che deve far capire che vuole essere toccato, altrimenti si rischia di far venire le fobie al cucciolo, che appena si sente forte sufficientemente per mordere lo farà, una volta fatto, lo rifarà, se è la fobia a guidarlo...

Grandissima Luiza, chiarissimo!   
Spasibo!