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Siamo tutti di razza (e/o vincenti) col pedigree degli altri di Valeria Rossi

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Messaggio  karanuker Gio Dic 20, 2012 10:47 am

Siamo tutti di razza (e/o vincenti) col pedigree degli altri
Valeria Rossi | 8 marzo 2012 | 39 Commenti | Stampa articolo
di VALERIA ROSSI – Grandi discussioni, ieri, a proposito dell’articolo sul “cane di razza senza pedigree”: laddove, per l’ennesima volta, è emerso che sui concetti di razza, selezione, pedigree, standard eccetera siamo più o meno tutti d’accordo… però con qualche eccezione. Nel senso che se è il MIO cane a non essere selezionato, a non avere il pedigree eccetera eccetera, è ugualmente un cane che merita allori & onori (e magari anche di essere messo in riproduzione) per una serie di motivi che in qualche caso stanno anche abbastanza in piedi, in altri casi per nulla… ma che sono sempre riconducibili a questo concetto base: “Il MIO cane è il miglior cane del mondo” (anche se oggettivamente è bruttarello, anche se non ha i documenti, anche se… metteteci quello che vi pare).
La cosa fa anche un po’ di tenerezza, perché alla base c’è l’amore per il proprio cane, c’è il fatto che siamo orgogliosi di lui e questo può essere solo un bene: però viene un po’ da pensare che “siamo tutti bullicci col culo degli altri“, modo di dire ligure che ho parafrasato nel titolo.
Il fatto è che non c’è solo questo. Ci sono altre persone che se la tirano grazie a meriti che non hanno: quelli che “col pedigree degli altri” non si limitano ad avere cani di razza pura, ma hanno pure i più bei cani del mondo. Quelli che vincono e stravincono. Quelli che dove passano loro, non ce n’è più per nessuno.
Quelli, insomma, che su un forum sono stati simpaticamente definiti GADCA (Grandi Allevatori Di Cani Altrui).
Quella del GADCA è un’altra figura tipicissima della cinofilia: è il tipo che compra una buona femmina da un buon allevatore, poi compra la monta da un ottimo maschio di altro allevatore, fa una cucciolata…e da quel momento diventa il Guru di quella razza.
SA TUTTO LUI.
Conosce a menadito la razza, salta su tutti i pulpiti disponibili, ti spiega come quando dove e perché, se ti azzardi a dirgli che forse dovrebbe ancora mangiare un paio di pagnotte, prima di pontificare, si offende a morte e ti toglie il saluto (oltre a cominciare a sputtanare i tuoi cani a destra e a manca).
Il fatto è che, alla fin fine, è anche lui un “accoppiatore” (figura ufficialmente inventata ieri dalla sottoscritta): perché non ha la minima idea di cosa stia facendo in realtà.

Certo, a differenza della Sciuramaria ha comprato una buona cagna (anzi, solitamente due, così alla prossima cucciolata prenderà l’affisso) e ha scelto un maschio che magari ha vinto un tot di esposizioni. Ma lui, in realtà, cos’è che ha fatto di così importante?
Niente, per ora.
Un allevatore può cominciare a tirarsela un po’ (meglio poco, perché prima o poi la toppatona galattica capira anche a lui… nessuno si illuda) dopo che si è costruito una linea di sangue, dopo che ha prodotto almeno 5-6 cucciolate ed è riuscito a migliorare nettamente la qualità media dei suoi cani rispetto ai primi accoppiamenti che ha fatto.
Può tirarsela un po’ se è riuscito a fissare un tipo, quello che rispecchia il suo ideale di razza: se i suoi cani “hanno la firma”, come si dice in gergo, ovvero sono immediatamente riconoscibili nel panorama di quella razza (però, attenzione: questo si può anche ottenere accoppiando semplicemente in inbreeding… e non è detto che sia sempre un lavoro ben fatto).
Può cominciare a tirarsela quando gli viene “l’occhio” come ai border collie: solo che a lui non serve per ipnotizzare le pecore, ma per capire a prima vista quali siano, tra i suoi cuccioli, quelli con un probabile futuro da expo-riproduzione e quelli semplicemente carucci, sani e simpatici, ma che possono tranquillamente andare ad aumentare lo sterminato calderone dei pets.

Personalmente posso tranquillamente confessare che, in 25 anni:

a) a migliorare la qualità dei miei cani rispetto ai primi acquisti non ci sono MAI riuscita.
Nel senso che qualche cucciolo era migliore dei suoi genitori, nonni e bisnonni, ma qualcun altro peggiore: la mia qualità media è rimasta all’incirca allo stesso livello dei primi cani che ho importato, e questo per me è stato già un risultatone, visto che avevo comprato “belle cose”. Però avrei voluto fare un ulteriore salto di qualità e onestamente non posso dire di esserci riuscita. Almeno, non al 100%. E devo anche ammettere che i risultati migliori, dal primo all’ultimo giorno, li ho fatti con cani comprati.
Qui però ho un’attenuante: e cioè il fatto che i Giudici stessi tendono ad essere un po’ esterofili e quindi a premiare i cani importati dall’estero. Essendo la mia una razza americana, i miei cani provenienti dagli USA venivano guardati con occhio più interessato rispetto a quelli “fatti in casa”. E posso anche capire la “gentilezza” di ripagare in qualche modo, con i risultati, lo sforzo economico: però, quando la gentilezza finiva per penalizzare i cani italiani anche quando erano superiori agli americani (e non parlo solo dei miei, sia ben chiaro!), allora girano un po’ le scatole.
L’esterofilia è un vizio molto diffuso in Italia, un po’ in tutti gli ambienti: ma in cinofilia è una tragedia, perché ci ritroviamo tutti a sbavare dietro all’ultima “americanata” (o all’ultima “inglesata”) solo perché a quei Paesi invidiamo l’enorme business che hanno creato intorno ai cani. Il che, purtroppo, non è sinonimo di maggiore qualità: anzi.
E’ vero che gli inglesi sono stati i “creatori” della cinofilia ufficiale, delle esposizioni canine e così via: ma proprio per questo, forse, sono stati anche i primi a farla fuori dal vaso. Sono stati loro a creare i primi cani ipertipici, per esempio. C’è in giro un documentario-choc della BBC, che penso abbiate visto tutti, che fa rizzare i capelli a chiunque ami i cani (oltre a scatenare il fanatismo degli animalisti): tutti ne parlano, tutti dicono “eccooooo!!! Guardate che schifezze combinano gli allevatoriiiii!!!”. Ma nessuno si ricorda che stiamo parlando di allevatori inglesi. Noi italiani non siamo affatto a quei livelli di aberrazione (a parte, forse, in alcune razze inglesi, come il bulldog, nel quale abbiamo rischiato grosso…ma proprio perché abbiamo importato dal Paese di origine, come è logico fare!).
Gli americani sì, sono più o meno allo stesso livello. Ed entrambi i Paesi, pur avendoci preceduto in molte cose, alcune buone (trovo molto buono, per esempio, il fatto che in expo oggi ci si debba presentare vestiti in modo civile e con un cane lavato e pettinato, mentre un tempo vedevi – e sentivi, nel senso di sentire col naso – cose che voi umani…) ed altre meno buone (come lo strapotere di alcuni handler), dal punto di vista cinotecnico sono molto, ma molto INDIETRO rispetto a noi. In Italia si tende ancora ad allevare il cane funzionale, si bada ancora al carattere, l’allevatore serio esclude dalla riproduzione i cani portatori di patologie ereditarie: nei Paesi anglosassoni ormai si allevano solo PELI (basti guardare i setter americani, per esempio…) e la salute, specie in alcune razze – penso soprattutto a quelle da compagnia e in generale a quelle non adibite a lavori particolari – si seleziona alla speraindio.
Ho già scritto in un altro articolo come selezionano il monorchidismo nella mia razza: “Hai due palle? Sei un cane da show. Hai una palla? Sei un pet”. Fine.
Il risultato è stato che, importando dagli Stati Uniti, gli allevatori di Husky si sono trovati con un’overdose genetica di monopalla che abbiamo impiegato dieci anni a far rientrare nella normalità. Però son belli, eh?
I cani inglesi e americani, dal punto di vista estetico, sono di una bellezza strepitosa (e infatti vincono).
Peccato che un cane non sia fatto solo di estetica;

b) a fare cani “riconoscibili” come miei ci ho messo una ventina di cucciolate, quindi circa dieci anni;

c) a farmi “l’occhio” ce ne ho messo venti, di anni, ammesso e non concesso che me lo sia davvero fatto: perché sicuramente ci azzeccavo più che all’inizio, ma qualche bella toppata l’ho presa fino all’ultimo giorno, vendendo cani che avrei dovuto tenere e viceversa.

Quindi, direi che i casi sono due: o io sono particolarmente imbecille, oppure i GADCA se le tirano con ampio anticipo… e forse con un filino di supponenza di troppo.

NOTA BENE: le foto illustrative sono state prese assolutamente a caso da Google e non hanno alcun riferimento con il tipo di persone descritte nel testo.
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Messaggio  karanuker Gio Dic 20, 2012 10:51 am

Negli asia centrale la figura dell'accoppiatore l'ho già attribuita diversi anni fa, purtroppo ogni anno arrivano di nuovi...

In paragone ad altre razze capire gli asia centrale (per il popolo che segue cinofilia italiana) è praticamente impossibile, e anche qui ogni anno ne ho la conferma.
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Messaggio  luke68 Gio Dic 20, 2012 1:33 pm

Luiza dove si può trovare il documentario di cui parla la Rossi??
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Messaggio  laura Gio Dic 20, 2012 4:30 pm

Questa Donna (scritto appositamente con la D maiuscola)ha un gran coraggio a scrivere ciò che scrive;se non ho capito male alleva husky e se ho capito bene siamo quasi alla frutta con questa razza...quanto tempo è rimasto alla maggior parte degli allevatori di asia per riuscire a salvaguardare il patrimonio genetico morfologico e caratteriale dei loro soggetti ??
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Messaggio  luke68 Gio Dic 20, 2012 4:34 pm

Perfettamente d'accordo con te Laura!
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Messaggio  alessandro zampetti Gio Dic 20, 2012 4:36 pm

quasi x tutti è gia' scaduto.........
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